Book,

UNA GRAMMATICA RITROVATA

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Lupetti, Milano, (2008)

Abstract

"Sono, i segni, di conseguenza, il nostro modo di rapportarci con la realtà. Di più, con l’esistenza. Cioè con quel melting pot materiale e immateriale che costituisce quella personale experience a scadenza che definiamo vita. I segni - di qualunque natura essi siano - ci aiutano a tradurla, circoscriverla, ampliarla e a volte impaginarla. Per la maggior parte degli uomini è questo un atteggiamento riflesso del quale quasi non ci si rende conto. Per qualcun altro è viceversa un fatto conscio, una volontà precisa che diventa missione. Uso questo termine e non quello di “professione” perché non si entra nel mondo dei segni semplicemente con l’idea di ricavarne denaro per vivere. Chi lo fa solo con questa prospettiva diventa spesso un mediocre esecutore di cliché. Serve la passione, la voglia di fondersi con il loro ritmo, con la loro poetica, con il loro mistero familiare." Nota I testi di questo sesto manuale di progettazione visiva fanno parte di una serie di articoli sulla comunicazione visuale. Pubblicati, con dovizia di illustrazioni, negli anni 1971-72, sulla rivista “Le Arti” diretta da Garibaldo Marussi. I medesimi venivano ripresi negli anni 1976-77. Entrando a far parte di quel gruppo di sei dispense, (numero ricorrente?) approntate per un corso speciale di “Storia della comunicazione visiva” tenuto all’Isia di Urbino. Quattro di tali dispense sono tutt’ora consultabili. Le ultime due pare siano andate smarrite durante la stampa. E forse sono uno dei motivi (la mancata registrazione e trasmissione di “testimonianze culturali”) per i quali rassegnavo, unitamente a Bob Noorda, le dimissioni dal comitato scientifico-didattico dell’Istituto. Era il 1984, stiamo ancora aspettando una risposta alla nostra lettera circostanziata. La correttezza formale e amministrativa non pare fosse in auge. Le immagini che illustrano questo libro fanno parte di una più vasta serie esposta nella mostra “Aggressività e violenza dell’uomo nei confronti dell’ambiente”, organizzata dall’Art Directors Club Milano, in occasione della prima Biennale internazionale di metodologia globale della progettazione “Le forme dell’ambiente umano” Rimini. Settembre 1970. Mostra che sottintendeva una più vasta indagine nell’ambito della comunicazione di utilità sociale. Ricerca ignota ai colleghi più giovani ed al pubblico attuale. Meritevole, pertanto, di essere riproposta in questo periodo di totale disinteresse politico nei riguardi della tutela della “qualità della vita”. Giancarlo Iliprandi Designer milanese della vecchia generazione, come lui stesso ama definirsi, alterna da almeno cinquant’anni l’attività di progettista grafico a quella di docente. Alla Facoltà del Design, del Politecnico di Milano, è titolare con Jacopo Pavesi di un laboratorio di teoria e prassi del progetto. Sempre al Politecnico ha diretto il corso di alta formazione in Type Design e coordinato il recente workshop sui numeri del design. Autore di parecchi articoli, brevi saggi e testi didattici, ha pubblicato recentemente cinque manuali di grammatica del comunicare per le

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